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non chiamatemi chef

Ci sono molte cose da chiarire in questo lemma, ma inizierò con qualcos'altro, che logicamente avete già notato.
Uso raramente la parola “chef”, che secondo me, pur avendo un significato preciso, è spesso usata in modo scorretto e abusivo al posto della parola corretta, cuoco.
Il motivo per questa breve parentesi è dato dalla percezione di molte persone che il cuoco e lo chef facciano un lavoro completamente diverso. I miei nuovi amici spesso mi chiedono:

– Che lavoro fai, amico?

– Sono cuoco.

– E dove lavori?

– Ne ho il mio ristorante proprio.

– Beh, tu non sei un cuoco, sei uno chef.


Una volta ho sentito qualcosa ancora peggiore da un amico che non mi vedeva da molto tempo e non sapeva che avevo smesso di esercitare la professione di avvocato:

– Ehi uagliù, è passato molto tempo che non ti vedo ai tribunali. Dove cazzo sei stato?

– Amico mio, non sono più un avvocato, non l'hai imparato?

– No. E che cazzo stai facendo adesso?

– Sono diventato un cuoco.

- Che cosa? Sei diventato un cuoco? Non diventeresti almeno uno …….. chef?

Certo, la parola chef non è concettualmente vuota ma proprio non capisco perché la usiamo per descrivere il lavoro di un cuoco. Mi spiego.
La parola chef significa il leader, il capo. Quindi in cucina lo chef non è altro che il capo dei cuochi.
Ovviamente, però, la parola cuoco non piace agli stronzi snob, che non vogliono essere chiamati cuochi e preferiscono usare la parola straniera chef, la cui etimologia è occulta e non ricorda “cucine sporche” in relazione alla parola giusta. …………………………………

(estratto dal lemma Al ristorante 3 del libro DG)

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pubblicato a Etc

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